La Sala di lettura, sviluppata orizzontalmente a differenza del Vestibolo, è
spartita da due file di banchi, chiamati plutei, che avevano la
duplice funzione di leggio e di custodia. Questi furono realizzati, a detta
di Vasari, dagli intagliatori Giovan Battista del Cinque e Ciapino seguendo
i disegni di Michelangelo. Degno di nota è il patrimonio librario che un
tempo vi era conservato, unico per pregio filologico e artistico. I
manoscritti e gli antichi libri a stampa, sistemati in posizione orizzontale
all'interno dei banchi, erano suddivisi a seconda della materia (patristica,
astronomia, retorica, filosofia, storia, grammatica, poesia, geografia) e le
tabelle lignee poste sul fianco di ogni pluteo riportavano l'elenco dei
libri ivi contenuti. Tale disposizione fu conservata fino ai primi anni del
'900, quando i manoscritti furono trasferiti negli attuali depositi; i libri
stampa, invece, furono consegnati alla Biblioteca Magliabechiana (ora
Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze) nel 1783. Il soffitto in legno di
tiglio (1549-1550), fu intagliato da Giovan Battista del Tasso e Antonio di
Marco di Giano detto il Carota, sempre sulla base di precedenti disegni
michelangioleschi. Il pavimento, in terracotta rossa e bianca, fu realizzato
a partire dal 1548 da Santi Buglioni su disegno del Tribolo. La parte
centrale intarsiata riflette i motivi ornamentali e le immagini simboliche,
presenti anche nel soffitto, allusive alla dinastia medicea.
Realizzate per ultime, le splendide vetrate ripropongono il repertorio decorativo dell'araldica medicea legato alle figure di Clemente VII (1478-1534) e Cosimo I (1519-1574). La raffinata decorazione che unisce motivi a grottesca, armi ed emblemi si deve, probabilmente, a maestranze fiamminghe su disegno di Giorgio Vasari.
Restauro delle vetrate 10 e 11 »» leggi formato – pdf
Questa rotonda venne edificata nei primi decenni dell'Ottocento per ospitare la collezione donata alla Laurenziana nel 1818
dal patrizio fiorentino Angelo Maria D'Elci (Firenze 1754- Vienna 1824).
Letterato e bibliofilo, il conte cominciò a raccogliere prime edizioni a
stampa di autori classici fino a mettere insieme una ricca collezione che
comprendeva un gran numero di incunaboli (libri a stampa della seconda metà
del secolo XV) ed edizioni aldine. I volumi datano dal XV al XIX secolo e
sono caratterizzati da vivaci rilegature in pelle rossa per le edizioni del
Quattrocento e in verde per quelle dei secoli successivi. D'Elci, infatti,
tra gli ultimi anni del Settecento e il primo ventennio dell'Ottocento,
provvide a far rilegare tutti i libri della sua collezione secondo i dettami
della moda anglo-francese del tempo.Il progetto della sala, detta anche
Tribuna D'Elci, fu affidato all'architetto Pasquale Poccianti (1774-1858 ).
L'aggiunta del nuovo ambiente di forma circolare, comportò alcune modifiche
alla parete destra della Biblioteca: due finestre furono murate, due furono
accecate e una venne sostituita dalla porta di ingresso. La Sala, sormontata
da una sontuosa cupola a lacunari, ripropone in stile neoclassico i motivi
dominanti nell'architettura e nella decorazione della Biblioteca: le
colonne, la bicromia delle pareti e il cotto del pavimento. La Tribuna,
inaugurata nel 1841, fu utilizzata come sala di lettura sino agli anni Settanta
del Novecento. La collezione delciana attualmente è posta in
depositi più idonei alla sua conservazione e la sala viene utilizzata per
incontri, lezioni, inaugurazioni.